Grazie ai suoi rapporti commerciali marittimi con l’oriente Genova conosce sin da tempi remoti delizie come uva passa e frutta candita, e fu in Persia (dove veniva servito un pane dolce arricchito da frutta candita) dove prendemmo lo spunto per i nostri pandolci, quello “alto” e quello “basso” chiamato Baciccia.
Nacque sicuramente prima quello alto, ai tempi di Andrea Doria intorno al ‘500, che si narra indisse un concorso tra pasticceri per scegliere il dolce piu consono al matrimonio dell’erede.
Ovviamente vinse il pandolce e nel tempo diventò il simbolo del Natale.
Il pandolce genovese alto è un dolce più complesso rispetto a quello basso, richiede una lavorazione più attenta e lunghe lievitazioni per arrivare ad un risultato straordinario : un dolce liscio e compatto (non soffice come il panettone milanese), carico di profumi e aromi, adatto ad essere conservato a lungo perché anche i marinai potessero goderne in viaggio.
La tradizione voleva che fosse il più piccolo della Famiglia a portarlo in tavola, ed il capofamiglia affettandolo, recitava questa poesia
Vitta lunga con sto’ pan!
Prego a tutti tanta salute,
comme ancheu, anche duman,
affettalu chi assettae,
da mangialu in santa paxe,
co- i figgeu grandi e piccin,
co- i parenti e co- i vexin,
tutti i anni che vegnia’,
cumme spero Dio vurria
(assetae=seduti figgeu=bambini vexin=vicini di casa)
Dopodiché si mettevano via due fette, una per Il primo viandante bisognoso mentre l’altra doveva arrivare al 3 febbraio perché era destinata a San Biagio.
La Sua preparazione prevede l’utilizzo del lievito madre, che ormai ho terrorizzato a morte avendone già ucciso tantissimi, quindi io utilizzo in sostituzione una biga preparata il giorno prima, come da ricetta del mitico ‘Viva la focaccia’.
Queste le dosi
PER LA BIGA | |
160 g di Farina manitoba | |
90 g di Acqua | |
9 g di lievito secco | |
IMPASTO PRINCIPALE PANDOLCE ALTO GENOVESE | |
250-270 g farina manitoba | |
250 g biga | |
3 g lievito secco | |
80 g acqua | |
100 g burro | |
175 g zucchero | |
buccia di arancio grattuggiata | |
5 g Aroma di Rhum (facoltativo) | |
150 g uvetta | |
50 g scorza di cedro | |
50 g scorza di arancio | |
50 pinoli |
Preparo la biga la sera prima sciogliendo il lievito nell’acqua tiepida ed aggiungendo poco alla volta la farina fino ad ottenere un panetto liscio che fascio nella pellicola e lascio lievitare tutta la notte.
Al mattino metto la biga nella planetaria, aggiungo acqua e lievito ed inizio ad impastare.
Aggiungo gli aromi, lo zucchero e la farina poco alla volta.
Quando la pasta avrà raggiunto una consistenza compatta e omogenea aggiungo il burro a temperatura ambiente ed impasto fino a completa incordatura, l’impasto dovrà cioè attorcigliarsi intorno al gancio della planetaria e risultare molto elastico (possono volerci anche 40 minuti).
A questo punto si aggiungono i canditi e si impasta brevemente per incorporarli.
Dopo una serie di pieghe sulla spianatoia infarinata, si forma una palla che si lascia lievitare 60 minuti.
Trascorso questo tempo riprendere l’impasto e piegare ancora per dare forza ,formare e lasciare lievitare fino a 7 ore nel forno con la luce accesa ed un pentolino di acqua tiepida (consiglio i video di Vittorio di Viva la focaccia per apprendere i corretti movimenti qui).
Trascorso questo ulteriore tempo incidere una v con una lametta sulla superficie del panettone ed infornare in forno caldo a 180 gradi per circa 60 minuti.
Questo pandolce si gusta al meglio il giorno dopo, provatelo con un bicchierino di sciacchetrà.